Eccoci al quarto episodio di Filosofia dal Futuro
, la newsletter di Speculum!
L’episodio arriva un po’ in ritardo. Stiamo lavorando a molti altri interessanti progetti di cui vi faremo sapere a breve per farci perdonare.
Iniziamo oggi una nuova serie, dal titolo Hackerare il Mondo
, con un articolo di Marco Mattei sul Biohacking
e l’Ottimismo Speculativo
.
Concluderemo poi con una nuova rubrica: DEMONI & PARADOSSI.
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#GlitchEverything!
Di Marco Mattei
L’anno scorso, di questi tempi, ho iniziato a vedere un interessantissimo ma inquietante documentario Netflix sotto consiglio di Vincenzo, uno degli altri autori di questa newsletter. Il programma - selezione innaturale - segue varie comunità di biohacker in giro per il mondo mentre sperimentano svariate applicazioni di CRISPR su loro stessi. Quella è stata la prima volta che ho sentito parlare di biohacking. Per chi non lo sapesse, CRISPR è una tecnologia che permette - in modi decisamente che esulano dalle mie capacità di comprensione - di modificare il DNA di qualsiasi essere con estrema precisione. Stiamo parlando di poter eliminare e sostituire singoli nucleotidi. Le potenzialità di questa tecnologia sono immense: da un lato è incredibilmente economica, dall’altro CRISPR è paragonabile ad un linguaggio di programmazione estremamente preciso; quello che CRISPR permette infatti è di editare il proprio codice genetico fin nel più preciso dettaglio e modificare così il proprio corpo. Tra i suoi usi più stravaganti si annoverano la creazione di animali fluorescenti, nuove specie vegetali e potenzialmente può essere usata per curare qualsiasi tipo di malattia genetica. I biohacker dunque, analogamente agli hacker, sono coloro i quali sfruttando CRISPR - ma più in generale l’ingegneria genetica - stanno letteralmente modificando la natura dei loro geni. Se da un lato gli interrogativi etici che questa pratica solleva sono abissi profondissimi, dall’altro lato altrettanto profondi sono le affordances di speculazione metafisica che ci vengono offerte.
Josiah Zayner, biologo, è un’icona biohacker, nonché divulgatore di tale pratica. Zayner è un fervente sostenitore della libertà di poter modificare a piacimento il proprio codice genetico (lui si è inserito un gene che gli permette di essere naturalmente muscoloso, senza doversi allenare) e per questo ha fondato un sito dove si vendono dei kit CRISPR a bassissimo prezzo (con cento euro è possibile comprarlo). La facilità con cui la riscrittura metafisica è possibile è spaventosa: grazie a CRISPR siamo praticamente in grado di agire sulle fondamenta del genoma, come dei demoni in grado di cambiare le leggi della metafisica. Cosa possiamo imparare dalla pratica del biohacking? Tutti gli esseri, in realtà, non sono semplicemente degli oggetti passivi dell’evoluzione - come si potrebbe erroneamente pensare - ma sono attivamente coinvolti nei processi di selezione. L’Origine delle specie di Darwin è probabilmente una tra le opere più importanti e contemporaneamente meno lette di sempre. Nell’ultimo illuminante paragrafo del libro, il naturalista scrive:
È interessante contemplare una rigogliosa ripa fluviale, coperta di molte piante appartenenti a molti tipi, con gli uccelli che cantano tra i cespugli, i diversi insetti che svolazzano intorno e con i vermi che strisciano nel terreno umido, e riflettere che queste forme dalla struttura così complessa, tanto differenti le une dalle altre e dipendenti le une dalle altre in modo talmente complicato, sono state tutte prodotte dalle leggi che operano attorno a noi. [...] Dunque dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte, nasce la cosa più alta che si possa immaginare: la produzione degli animali più elevati. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue molte capacità, che inizialmente fu data a poche forme o ad una sola e che, mentre il pianeta seguita a girare secondo la legge immutabile della gravità, si è evoluta e si evolve, partendo da inizi così semplici, fino a creare infinite forme estremamente belle e meravigliose.
Eppure ciò che Darwin scrive qui è incompleto, se non errato. Gli esseri non sono semplicemente il frutto passivo di alcune leggi che costituiscono la natura, al contrario, come ci mostra il fenomeno della costruzione di nicchia, gli animali e le piante possono attivamente costituire le leggi a cui sono soggetti. La costruzione di nicchia è, infatti, il processo attraverso il quale gli organismi alterano gli stati ambientali, modificando così le condizioni che gli organismi che vi abitano sperimentano e le pressioni della selezione naturale nei loro ambienti. Secondo Laland e O'Brien, due biologi:
Gli organismi co-dirigono la propria evoluzione, spesso ma non esclusivamente in un modo che si adatta ai loro genotipi, modificando i modelli di selezione che agiscono su se stessi e sulle altre specie che abitano il loro ambiente.
In breve, gli organismi non sono solo oggetti passivi dell'evoluzione, ma anche soggetti attivi. Tutti gli organismi viventi infatti partecipano alla costruzione di vari aspetti del loro mondo. Così facendo, non rispondono solo passivamente all'ambiente, bensì modellano anche nuove intenzioni: cambiando l'ambiente crescono, si sviluppano e imparano, spesso in modi che riscrivono il modello della selezione naturale che agisce su di loro. Il biohacking dunque sembra essere una caratteristica fondamentale di tutte le agentività. Esistere è già hackerare il mondo. In effetti, questo fenomeno ci insegna una lezione importantissima: che la dicotomia tra idealismo e realismo è in realtà falsa. C’è una terza opzione, e quell’opzione è la partecipazione. Questo è il momento per rispolverare un po’ di ottimismo speculativo.
Nell’ultimo libro della Trilogia dei tre corpi, Liu Cixin inserisce un dialogo metafisicamente profondissimo, che può essere visto come una risposta al dilemma di Goldilock: come mai le costanti fisiche sono esattamente del valore necessario affinché la vita fiorisca? La domanda è sbagliata, suggerisce Liu. Il cosmo non esiste prima della vita, non è una realtà indipendente da essa, così come la vita non esiste senza il cosmo. Al contrario, cosmo e vita si influenzano l’un l’altro - un principio di costruzione di nicchia universale - modificando così le leggi stesse che regolano l’esistente. Questo è il nucleo centrale del pensiero partecipativo: che tutto è negoziabile, non esistono regole assolute. L’interdipendenza è la parola chiave. Ne avevo già parlato su Kabul Magazine, scrivendo:
ll pessimismo implica una sorta di descrittivismo aletico, dove il blackpillato ha una verità, un’essenza pre-esistente che nel momento culminante della depressione lui ha colto, e che non fa altro che confermare la sua depressione. Come scrive Gianluca Didino nel suo articolo per L’Indiscreto: ‹‹[L]a tradizione pessimista sarebbe una sorta di avanguardia del pensiero in possesso di un messaggio scomodo ma, se si ha il coraggio di guardarlo lucidamente, inconfutabile (a sostegno della tesi vengono infatti portati argomenti che spaziano dalle neuroscienze ai racconti delle esperienze di quasi-morte). La postura di Ligotti è quella di chi, dal cuore nero dell’abisso, comunica al lettore una scioccante verità››. Il pessimista è un essenzialista. Ha già la verità ed è una verità scomoda. E infatti, per quanto controintuitivo possa sembrare, è lo stesso Ligotti, in una intervista, a dichiarare: ‹‹Mi considero un nichilista proprio nella misura in cui rifiuto la soluzione nietzschiana e continuo a credere nella differenza tra verità e falsità, realtà e apparenza. In altre parole, sono un nichilista proprio perché credo ancora nella Verità, a differenza di coloro il cui trionfo sul nichilismo si conquista a costo di sacrificare la Verità. Penso che sia possibile comprendere l’insensatezza dell’esistenza, e che questa capacità di comprendere il significato come fenomeno regionale o delimitato segna un progresso fondamentale nella conoscenza.
Lo sconfinamento in visioni di questo tipo è inevitabile, finché si cadrà nella falsa dicotomia tra realismo (tutto è soggetto a regole oggettive) e idealismo (tutto è soggetto a regole soggettive). La dicotomia è sbagliata perché ciò che vive, e dunque ciò che esiste, non si adegua a delle regole prestabilite: vi partecipa. Una metafisica partecipativa è una metafisica dove la realtà viene negoziata fin nei suoi principi metafisici più basilari dalle agentività presenti, che la costruiscono e ne vengono costruiti in uno scambio reciproco. Un esempio di questo processo emerge chiaramente dalla biologia contemporanea. Da questa prospettiva, CRISPR non è nulla di eccezionale, ma è semplicemente l’ennesima tecnica di hacking che un’agentività ha sviluppato per continuare a fare quello che fa da tempo immemore: esistere.
Questa osservazione sulla natura partecipata e collettiva della realtà è il nucleo centrale del pensiero ottimista. In un bellissimo libro sul pessimismo speculativo, invece, in uscita per Aguaplano, Claudio Kulesko scrive che
Per cominciare, si potrebbe dire che il pessimismo è quella corrente speculativa che, anziché fluire, rimane immobile, congelata in uno stato di perpetuo orrore [...] Il pessimista, [...], non è semplicemente, come generalmente si crede, colui che si addolora – d’altronde, non tutti gli addolorati sono pessimisti e non tutti i pessimisti sono degli addolorati – ma colui che muore sub specie aeternitatis (“sotto l’aspetto dell’eternità”), l’individuo divenuto vasto come l’universo: “Io sono ogni nome nella storia”, scrive Nietzsche nelle sue lettere della follia. [Al contrario] l’ottimismo, in fin dei conti, non è che l’aspettativa, il più delle volte infondata e deludente, che le cose migliorino in futuro ‒ o, meglio, in un futuro al tempo stesso prossimo e remoto.
La disperazione del pessimista nasce da due constatazioni legate fra loro: la prima, un grido disperato più che una domanda metafisica è “perché l’essere anziché il nulla?”; la seconda, articolata in un bellissimo monologo della serie True Detective dice che
La coscienza umana [è] un tragico passo falso dell'evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere, per le leggi della natura. Siamo delle cose che si affannano nell'illusione di avere una coscienza. Questa escrescenza di sensi, esperienze e sentimenti è programmata per darci l'assicurazione che ognuno di noi è importante, quando invece siamo tutti insignificanti. E io credo che la cosa più onorevole per la nostra specie sia rifiutare la programmazione, smetterla di riprodurci, procedere mano nella mano verso l'estinzione... un'ultima mezzanotte in cui fratelli e sorelle rinunciano a un trattamento iniquo.
Di nuovo è evidente l’atteggiamento del pessimista verso la legge, la regola che è impossibile da evitare. C’è, ad esser onesti, un certo tipo di tensione verso l’hacking, verso la riscrittura della realtà nel momento in cui si vuole “rifiutare la programmazione”. Ma questo non è un vero hacking, perché è un errore già previsto dal sistema. Ma poiché l’unica via d’uscita è la via attraverso, c’è bisogno di passare dall’errore al glitch.
Poniamoci questa domanda: che cos’è un errore? Cosa accomuna tutti quegli eventi che noi riconosciamo come errori? Quale somiglianza fra 2+2=5, due più due uguale “cincue”, e una riforma economica disastrosa?
La risposta intuitiva è che un errore è un esempio di come le cose non dovevano andare, in un senso molto normativo di “dovere”. Un errore è il frutto della contravvenzione a una regola. Non ci possono essere errori senza che prima ci fossero delle regole a governare. Il che sposta la domanda un passo indietro: che cos’è una regola?
Questa domanda ha tormentato a morte le migliori menti della filosofia analitica degli ultimi cinquant’anni ed è sicuramente troppo complessa per essere affrontata in questo articolo. Tuttavia alcune chiarificazioni vanno fatte: le regole servono a gestire un fenomeno, hanno una natura funzionale; in altri termini, restringono lo spazio delle possibilità. C’è infatti un riferimento alla necessità nel nucleo dell’idea di regola: le cose devono andare così. Come le regole, le leggi naturali governano le strutture fondamentali dell’esistente. Al contrario di esse, però, le leggi naturali non permettono errori. Non c’è nessuna limitazione della possibilità: una legge naturale è necessitante nella misura in cui non permette nemmeno la possibilità del suo infrangimento. Provate a buttarvi dalla finestra e vediamo quanti di voi saranno in grado di infrangere la legge di gravità. Cosa diremmo però se qualcuno di voi - dopo aver staccato il piede dal davanzale - rimanesse sospeso a mezz’aria, godendosi il volo magico? Un glitch nel matrix.
Questa è la natura del glitch: non è l’errore che conferma la forza della regola, è quello scostamento dalla regola che ne mina in primo luogo l’esistenza. Glitch è l’esistenza di corpi liminali non perché infrangono la regola sociale che vede l’esistenza solo di corpi binari, ma perché ne mette in discussione la portata normativa: la regola pretende di applicarsi su tutta la realtà e invece esistono infinite eccezioni. Glitch è il teorema di Goedel che rimette in discussione le leggi della logica e della matematica.
Glitch è la rottura delle leggi psichiche operata dagli psichedelici. Nelle parole di Silvia dal Dosso e Noel Nicolaus, nel saggio “Oltre la Realtà”, contenuto ne “La scommessa psichedelica”:
La domanda fondamentale quindi, che sia le sostanze psichedeliche che la complessità irriducibile dell’esperienza digitale ci costringono a porci, è questa: cosa vuol dire “reale”? Qual è la natura di questa narrazione condivisa che comunemente chiamiamo realtà? non è forse possibile, in qualsiasi momento, rifuggire dalla narrazione, denunciarne la natura arbitraria e contingente - e quindi riappropriarsi della capacità di ricreare, ex novo, altre narrazioni, altre storie e quindi altre realtà?
Le contingenze che governano la nostra esperienza con il mondo, quando ripetute, si sedimentano in regole che hanno consistenza neuronale, sono letteralmente dei percorsi obbligati - necessari, per gli impulsi nel nostro cervello. L’ipotesi dell’hacking, della negoziazione co-partecipata della realtà trova infatti conferma nel così detto mind shaping, teoria sullo sviluppo della socialità degli animali superiori sempre più popolare. Per questo, sempre più spesso si parla di libertà cognitiva e neuroprivacy: il potere di modellare le menti è oggi diventato tristemente noto. E come nel caso delle leggi, fortuiti avvenimenti casuali finiscono per essere inglobati in regolarità che ci appaiono necessitanti, fino a eliminare qualsiasi possibilità di pensarle altrimenti. Il glitch psichedelico scuote la struttura che vuole vedere il mondo come costituito da forme eterne ed immutabili e ne mostra la sua assoluta contingenza.
La rivelazione ottimista consiste nel capire che non c’è un modo in cui le cose devono andare, esistono solo i vari percorsi che gli eventi possono seguire, sta a noi agire per determinare il flusso, o ne saremo determinati. Se hackerare il mondo significa riscriverne le regole, ed ogni essere, ogni agentività altri non è che un hacker allora bisogna attivamente negoziare con il cosmo per non rimaner stagnanti nel flusso. Così come il pessimista non è l’addolorato, l’ottimista non è il gioioso, piuttosto è chi agisce con speranza, un tipo di speranza pratica che si risolve e giustifica l’azione.
Demoni & Paradossi
Iniziamo oggi una nuova rubrica sui demoni e sui paradossi che popolano la filosofia. La riflessione speculativa è infatti piena di strane creature, geni maligni, doppelgänger, ma anche di scenari scettici, labirinti del pensiero e antinomie della ragione. Con ogni episodio della newsletter - più o meno, ci proviamo - vi proporremo un demone o un paradosso con un breve esercizio filosofico lasciato al lettore. Potete poi rispondere alla mail con la vostra soluzione, oppure mettere una storia su instagram e taggarci!
Oggi abbiamo parlato molto di leggi naturali, c’è quindi una domanda che sorge spontanea - una delle più famose della filosofia: immaginate un essere che conosca la posizione e il momento di ogni singola particella dell'Universo; che ne sappia parecchio anche di fisica, e che abbia un intelletto così potente e veloce da poter "vedere" contemporaneamente tutte le interazioni reciproche tra tutte le particelle dell'Universo. Ecco, questo essere potrebbe vedere il futuro di ogni cosa? Questo essere è il Demone di Laplace, un demone evocato dallo scienziato Laplace nel 1814 per indagare l’idea del determinismo. Una sorta di psicostoria asimoviana insomma. Secondo voi dunque il Demone di Laplace sarebbe in grado di prevedere tutto? Viviamo in un universo determinista? Alla luce di quello che abbiamo scritto, esiste il libero arbitrio?