Ciao!
Questa mail non fa parte della normale programmazione della newsletter (che comunque riprenderà a breve). Invece, è una piccola comunicazione di servizio
per un progetto
che stiamo curando, quindi continuate a leggere :)
Call for Abstracts: Reincantare il cosmo
INFORMAZIONI PRELIMINARI:
Stiamo curando una antologia sul tema del reincantamento
, e cerchiamo contributi che si aggirino intorno alle 20000 battute sul tema.
La collaborazione sarà retribuita
.
Per chi volesse partecipare, bisognerà inviare un abstract di massimo 500 parole (circa) con:
Titolo (anche provvisorio)
tema trattato
possibile struttura argomentativa del testo
accenno di bibliografia
Il materiale va inviato a speculumxxii@gmail.com entro il 15 febbraio 2022. Per gli abstract accettati, il testo completo dovrà essere inviato tassativamente entro il 31 marzo 2022.
CALL FOR ABSTRACTs:
L’uscita di Technic & Magic di Federico Campagna per Bloomsbury, nel 2018, ha aperto un necessario dibattito sulle criticità della Tecnica e le potenzialità della Magia. Queste due parole indicano, per Campagna, due modi diversi di concettualizzare la Realtà, due strutture che hanno il potere di modellare ciò che è reale - dunque, due modi di fare worldbuilding.
Partiamo dalla fondazione: che cosa intende Campagna con il termine “metafisica”? La metafisica è l’assiomatica della realtà: «Il luogo in cui si discute di cosa significhi esistere, di quali cose esistono legittimamente, di come esistono, in che relazione sono l’una con l’altra e con i loro attributi e così via».
Il livello metafisico stabilisce le condizioni di possibilità del reale e, di conseguenza, di ogni eventuale cambiamento: senza una (ri)definizione di questi parametri del reale è impossibile concepire nuove configurazioni socio-politiche. Campagna si interroga su quali assunzioni metafisiche siano necessarie per “giustificare” le istituzioni del nostro tempo, quali credenze ontologiche supportino determinate forme economiche, quali forze del pensiero siano mobilitate nel nostro worldbuilding. Certi assiomi metafisici, interiorizzati come il destino dei nostri tempi, operano come un processo di creazione di uno specifico universo, che Campagna chiama “cosmogonia”. Il prodotto di questa cosmo-genesi non è la realtà in sé, quanto uno specifico ordinamento, risultato di un atto di ordine sopra il caos. La metafisica Tecnica viene quindi associata ad una visione del mondo come un insieme di risorse da sfruttare, di obiettivi da raggiungere, di misure da operare. Prima di essere, il mondo deve funzionare. La Tecnica ci svela dunque il mondo come un insieme di cose riducibili al loro valore strumentale: valore che verrà deciso dal suo ruolo all’interno di uno specifico apparato produttivo, che a sua volta è ridotto alle sue capacità di espansione, alla sua possibilità di crescere all’infinito; le cose esistono perché servono. Possono essere dunque sfruttate, utilizzate, ma per che cosa? Campagna intuisce che per fondare una tale ontologia è necessario uno specifico concetto di causalità: le cose servono, funzionano perché producono qualcos’altro. A può produrre B, dunque A ha dignità di esistenza. La causalità è ridotta ad una funzione produttiva più che creativa, al riprodursi dell’esistente più che all’apparire di qualcosa di nuovo. Campagna non è il primo a lamentare questo discostamento della tecnica dal mondo, già Weber, Husserl, Federici e molti altri avevano teorizzato una certa perdita di senso del mondo della tecnica.
A questa distopia, viene contrapposto il sistema della magia. Il filosofo italiano sceglie e sviluppa il senso ‘terapeutico’ della parola ‘magia’, con un riferimento al lavoro del grande antropologo e etnologo italiano Ernesto De Martino: ben lontano dai significati che circondano la parola nel nostro immaginario, per De Martino — Campagna cita l’opera ‘Il mondo magico’ — storicamente il ruolo di sciamani e stregoni nelle società arcaiche è stato proprio quello di superare la perdita di orizzonti di senso che ha attraversato la storia di molte comunità. Per esempio, quando la modernità ha raggiunto certe aree rurali dell’Italia, è sembrato che l’armonia delle cose fosse perduta per sempre, che le relazioni tra esseri umani e natura si fossero disgregate e che nulla avesse più senso. Questo stato di krisis è stato affrontato non limitandosi ai problemi dell’individuo ma individuando nuovi frame, nuove cornici che dessero un senso a quanto succedeva. Attraverso un sistema di realtà come quello tecnico, sono molte le ferite che il nostro mondo sta accumulando, dalle quali possono prendere vita orrori vecchi e nuovi. Per non farsi lacerare, occorre poter agire nel qui e ora, senza aspettare passivamente la rivoluzione. La magia di Campagna è una magia radicalmente anarchica e autonoma, un’affermazione della potenza della vita al di là delle sovrastrutture. La forza di questo aspetto del libro è la definizione di una vera cura del sé e del mondo che rovescia il frame in cui siamo gettati a vivere.
Possiamo fare a meno di un sistema metafisico che non comprenda la tecnica? Sembra difficile dal momento che un aspetto della natura della specie umana ha conseguito il suo sviluppo a partire dalla rivoluzione del pollice opponibile e tutto quel che ne è conseguito con l’età della pietra, la costruzione di utensili, la scrittura. Al contrario bisognerà asservire la tecnica e la produzione tecnologica alla magia, reintegrare all’interno dell’impostazione metafisica dopo aver attraversato un processo di reincantamento, una trasformazione che ri-orienta il telos dalla catastrofe del regno tecnico al fronte dell’utopia. Come scrive Federico Vercellone: “Il reincantamento costituisce una sorta di strategia dell’immagine che ci consente di edificare nuovamente luoghi esteticamente connotati nell’enorme perimetro, per dirla con Marc Augé, dei non–luoghi”.
Questo significa anche creare luoghi “magici”, “alchemicamente reincantati” di incontro e di ricreazione delle culture. Si tratterebbe di luoghi che costituiscono un nuovo coagulo di appartenenze che viene “inventato” attraverso il medium dell’immagine, vero e proprio modello di innovazione creativa e tecnologica. “Reincantamento” significa dunque restituire e ripristinare una cultura delle appartenenze nell’universo del disincanto del mondo. E farlo significa anche tuttavia rendersi edotti che queste appartenenze sono costantemente mediate da un intervento tecnologico che ha un valore sostanziale per il loro realizzarsi. Il medium tecnologico diviene assolutamente centrale per ristabilire quelle appartenenze che la tecnologia stessa, in un’altra versione, aveva esautorato con un’opera di sradicamento che aveva costituito il suo sigillo di riconoscimento (cfr. Alfred Gell in The Technology of Enchantment and the Enchantment of Technology, che considera l’arte come una via di fuga dal disincanto se intesa come reincantamento delle tecnologia). Inoltre, come suggerisce indirettamente Yuk Hui, il modo in cui Campagna pone il problema tecnica/magia è già sbagliato: non si può contrapporre la tecnica alla magia, perché ogni cosmogonia tecnica è già una cosmogonia magica. Quello che va fatto è trovare una nuova cosmotecnica, ossia va reincantata la tecnica, va trovato un uso terapeutico della tecnica. La soluzione non può essere riassiomatizzare magicamente il reale, cosa che puzza di idealismo e che non coglie la vera natura della tecnica (cfr. Simondon, Yuk Hui, Gallese - ossia come prassi di hacking. Il corpo è la prima tecnologia). Questo risponde anche al problema della magia in Campagna: che cos’è? non è chiarissimo: la tecnologia non può essere rifiutata, deve essere usata in maniera emancipatoria (vedi femminismo glitch, xenofemminismo, Preciado, CRISPR, ecc). E per usare in maniera emancipatoria la tecnologia è necessaria una sua ri-programmazione al di là degli stilemi metafisici della Tecnica. Il reincantamento cerca un'altra tecno-scienza, un suo divenire minore che crea libertà e aggregazione, muovendo l'individuo verso spazi collettivi: per dirla con Deleuze, sviluppare co-dividuali e non ridursi al dividuale. Tale riprogrammazione non si limita a un esercizio immaginativo e speculativo verso il futuro ma interessa anche le altre direzioni temporali canoniche. Da una parte, è esercizio di osservazione critico verso il magma tecnica che ribolle giorno dopo giorno nel nostro presente; dall'altra è esercizio genealogico di storia della tecnologia, alla ricerca di scopi nascosti, progetti abbandonati e pionieri dimenticati.
Ancora, il mondo della magia, in Campagna, è un mondo autonomo, in senso politico. Da questo però scaturisce che il rapporto magico col mondo è un rapporto personalistico, individuale, che può essere collettivo ma che non lo è necessariamente. La metafisica magica, in conclusione, si configura come un modo di vivere bene con il mondo nonostante la catastrofe. Ciò a cui noi auspichiamo è, invece, un processo reale di reincanto del mondo che non può non essere collettivo. Il reincantamento è una prassi e come tale è dolorosa (cfr. Zizek, togliersi gli occhiali dell’ideologia).
Infine, bisogna sfuggire al richiamo idealista che fa da sfondo a tutto questo discorso sulla tecnica e sulla magia magia. Quello che ci serve è un nuovo modo di intendere l’engagement delle agentività con il mondo. Un engagement che deve essere realista. Quello che abbiamo chiamato a volte partecipazione.
Dunque, cosa proponiamo?
Dal lavoro di Campagna è scaturita la nostra riflessione sulle possibilità teoriche e pratiche di un reincantamento del mondo, un termine già diffuso nel dibattito continentale tra autori come Bernard Stiegler, Isabelle Stengers e Federico Vercellone in Italia. Reincantare il mondo significa creare un nuovo kosmos, un ordine armonico per animare l’esistente, simile al “lavoro di una poetessa o di un poeta nell’imporre la metrica ai propri versi, per permettere al ritmo e al suono di brillare attraverso il testo, al di là della semantica”.
Potremmo descrivere il Reincantamento come quella prassi opposta al disincanto del mondo, prodotto dall'iper-razionalismo che decantava Weber, o alla perdita del lebenswelt di Husserl. Parlare di “reincantamento” è parlare di un concetto stratificato e complesso che va esplorato in modo necessariamente multidisciplinare: si tratta, infatti, di una sorta di rivoluzione metafisica che vuole restituire un senso e un’appartenenza alla riflessione e all’azione umana all’interno del mutato contesto in cui ci troviamo. Perché occuparsi di reincantamento oggi? Perché il mondo della Tecnica è il mondo dell’Antropocene, un ambiente sempre più instabile dove vaste parti di territorio rischiano di essere radicalmente modificate in breve tempo. Di fronte a questa prova secolare si stagliano le rovine del mondo neo-liberale, il corpo in necrosi dell’economia di cui si nutre la società per mantenere in ordine lo stato di cose presente. Ancora, il reincantamento è una questione che ha a che fare con le rovine future e con un certo nichilismo positivo. Schiacciati dall'ansia apocalittica, perduta ogni forma di dimensione messianica che possa tradursi nella promessa del migliore dei mondi possibili, conserviamo un'ultima speranza che risiede nel fascino delle rovine. Le rovine, lo stato di crisi permanente con cui Taubes descriveva lo statuto teologico politico della nostra epoca, abbracciando una fine del mondo felice, quella fine felice della promessa messianica del cristianesimo delle origini e del giudaismo, contrapposta al timore di coloro che lottano contro l'apocalisse e difendono a tutti i costi un potere frenante che possa mantenere l'ordine contro il caos. Non a caso chi predica gli scenari della catastrofe porta avanti un'ecologia della paura che possa aprire la strada a pretendenti salvatori, impostori della salvezza. Questi scenari della catastrofe alimentano una distopia affascinante, la quale per certi versi è già in atto, rendendo il concetto di catastrofe climatica qualcosa di non più raro, ma sempre più frequente e dando vita alla categoria di rifugiato climatico. Dall'altro
Dall'altro lato, appunto, propongono soluzioni falsamente sostenibili, inventano green economy per rassicurare, sottrarre quel primo statuto di catastrofe e restituire una dimensione della crisi, pienamente gestibile da istituzioni tecnico-manageriali. In questo senso, l'ansia apocalittica che attraversa i nostri tempi e che si manifesta nei disastri ecologici e nel ritorno delle pandemie, è indissolubilmente legata al tragico destino dell'Antropocene.
E' probabile che la fine del mondo arrivi, è probabile che stiamo attraversando un paesaggio rovinoso per così dire, queste rovine possono essere il salto per un reincantamento, attratti dall'estetica di ciò che un tempo aveva un significato che ora gli è stato sottratto, possiamo intessere nuove mitologie, ossia nuovi processi di narrazione collettiva legati alle comunità e ai territori. Più che mai serve la carica utopica che Bloch intravedeva nella necessità di sperare in un mondo migliore e di immaginarlo, ripristinando quella promessa messianica che a suo tempo era il marxismo.
Il nostro fulcro teorico è intorno la nozione chiave di immaginazione. Alcune questioni da affrontare sono dunque:
● Come reincantare la tecnica?
● Intelligenza artificiale, algoritmi, datacrazia
● Ripensare la città e l’abitare (LO-TEK DESIGN, ARCHITETTURA ORGANICA, ESTETICA SOLARPUNK).
● Culture digitali
● L’immaginazione come strumento politico sovversivo per creare nuovi miti, cioè narrazioni collettive legate a specifiche comunità e territori di riferimento.
● Il concetto di Utopia come mondo del non-ancora. Quale mondo possiamo sperare?
● Pratiche artistiche come forma di reincantamento per superare il binomio uomo-natura; sfuggire al disincanto della tecnica.
● Rivoluzione e reincantamento
● Filosofia della speranza e dell’ottimismo; filosofie del futuro
Altre proposte nello spirito del progetto sono bene accette.
COLLABORATRICI E COLLABORATORI PRESENTI:
Emanuele Coccia, Valentina Tanni, Gaia Benzi, Marco Malvestio, Oriana Persico e Salvatore Iaconesi.
Speculum! è un collettivo che nasce a maggio 2020 sul canale YouTube “Decamerette”, dove presenta una rubrica bi-settimanale di approfondimento filosofico su tecnologia, arte e futuro. A gennaio 2021, viene lanciata “Filosofia dal futuro”, la sua newsletter. Da settembre 2021, è la newsletter ufficiale del progetto REINCANTAMENTO.
Speculum! è curata da Vincenzo Grasso, Alessandro Y. Longo e Marco Mattei.
Per qualsiasi altra domanda potete contattare speculumxxii@gmail.com